Cosa c’è di meglio di un buon caffè italiano, possibilmente un espresso, sorseggiato al mattino in un bar, anche di corsa al bancone, per affrontare una giornata con il giusto piede di partenza?
In Italia quando si ordina un caffè viene generalmente servito un espresso e le varianti possono cambiare a seconda dei gusti e delle abitudini; c’è chi preferisce un espresso doppio, lungo, macchiato, ristretto, al vetro, persino al ginseng, purché sia caffè!
In ogni caso, di qualunque momento della giornata si tratti, concedersi un caffè può essere l’occasione giusta per prendersi quella pausa di pochi e amati sorsi.
E’ un rito, una scusa per socializzare, fermarsi anche per pochi attimi e concedersi un momento di piacere e relax.
Il piacere di un caffè italiano è assolutamente irrinunciabile e, quale che sia la modalità preferita, non può mancare tra le abitudini di un italiano che si possa considerare tale.
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Il caffè italiano: come è nato il “caffè espresso italiano”?
Che tra l’Italia e il caffè esista un legame profondo è un dato di fatto. Si tratta di una tradizione antica che si identifica con la nazione e i suoi costumi e che si è resa famosa in tutto il mondo. Il consumo di caffè ha avvicinato tra loro diversi Paesi, in diversi momenti storici.
Il caffè, un’icona del “made in Italy”, si è rivelato un veicolo di socializzazione tra culture differenti.
Fu da Venezia che, grazie alla sua posizione e ai suoi rapporti commerciali con il mondo arabo, iniziarono i trasporti marittimi dei primi chicchi di caffè in tutta Europa e la cui diffusione portò, nel XVII secolo, all’inaugurazione dell’epoca delle caffetterie; tante ne vennero aperte nelle principali città europee, a partire da Vienna. In Italia alcune di queste caffetterie, come il “Caffè Greco” a Roma, il “Florian” a Venezia e i tanti famosi “Caffè” a Torino, divennero luoghi d’elite dove si incontravano intellettuali, politici e borghesi.
La storia del caffè espresso italiano, così come oggi lo conosciamo, ebbe però inizio verso la fine dell’800 con l’invenzione della macchina per la preparazione del caffè espresso e la sua seguente diffusione in tutto lo Stivale. Si trattava di una macchina davvero innovativa, capace di produrre velocemente un buon numero di tazzine di caffè, evitando i lunghi tempi di attesa sino ad allora necessari all’estrazione. Il termine “espresso” dato al caffè nacque proprio in virtù di questa abilità di soddisfare al momento la richiesta del consumatore, poi libero di scegliere se gustarlo in piedi o comodamente seduto, secondo l’antica usanza.
Pier Teresio Arduino fu una figura che, all’epoca, diede maggior valore e fiducia alle potenzialità della macchina per l’espresso e di cui iniziò a curare oltre che la qualità anche il lato estetico.
Tra i diversi produttori di macchine, nel 1938, si distinse Achille Gaggia che modificò la modalità a vapore, fino ad allora utilizzata, ed introdusse un meccanismo a pistoni: l’espresso veniva così realizzato a seguito di un metodo di estrazione del caffè, previamente tostato e macinato, il cui strato era attraversato da acqua calda sotto pressione.
Da allora il caffè italiano in forma di espresso è prodotto con stili, profumi e sapori più o meno intensi, a seconda della miscela impiegata, del luogo e delle abitudini dei consumatori.
Maestri nella preparazione dell’espresso si sono attestati i napoletani, che ne hanno fatto praticamente una leggenda, un rito circondato di mistero e tradizioni popolari.
Se c’è una cosa che noi italiani cerchiamo subito quando siamo all’ estero è il caffè, quello “nostro”, quello vero!
Sebbene nella città di Londra non sia più così difficile trovare bar specializzati nella preparazione del caffè espresso italiano, dalle miscele profumatissime, con distintissime fragranze accuratamente spiegate da un personale ben preparato ed appassionato, il piacere di consumare in casa, alla nostra maniera, pur con una semplice moka, un buon caffè italiano è una cosa di cui non si può fare a meno.
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Roberta Soldano
The Italian Community