Il referendum sulla Brexit del 23 Giugno ha visto la vittoria del fronte #Leave sul fronte #Remain, con una differenza di 4 punti percentuali (circa il 52% contro il 48%) e il Regno Unito del post-Brexit presenta un contesto diviso a livello generazionale, sociale e territoriale.
Gli effetti del referendum del 23 Giugno sono riusciti ad oscurare sulla stampa europea e mondiale le elezioni spagnole del 26 Giugno, in considerazione delle ramificazioni sul piano continentale della suddetta consultazione.
Dopo un fine settimana che ha visto le dimissioni del Primo Ministro David Cameron, l’intento di Nicola Sturgeon, leader dello Scottish National Party (SNP) e Primo Ministro scozzese, di porre il veto dei deputati del suo partito alla Brexit e lanciare un potenziale nuovo referendum sulla indipendenza scozzese e uno dei leaders del fronte Leave, l’ ex Sindaco di Londra, Boris Johnson, annunciare l’intento di rimanere nel mercato unico.
Va aggiunta inoltre la chiamata di Martin Mc Guinness, leader dello Sinn Féin, il partito repubblicano di sinistra in Irlanda del Nord, per un referendum che apra alla riunificazione delle due Irlande dopo quasi 100 anni di separazione.
In tutto questo caos, ecco una lista dei 10 effetti della Brexit tentando di provare a coglierne per ognuno un aspetto potenzialmente positivo….esercizio complesso, ma cominciamo.
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1- Colpo al cuore dell’ Europa
Lo scenario di Brexit rappresenta un colpo al cuore del sogno europeo in quanto sta ispirando fortemente i movimenti euroscettici di tutta Europa, con la chiamata da parte di Marine Le Pen e Geert Wilders di referendum simili in Francia e Olanda, rispettivamente. Dall’ altro lato si aprono scenari di cambiamento in Europa in qualche modo; se saranno di fronte progressista o conservatore al momento risulta troppo presto per dirlo.
2-Colpo al cuore del Regno Unito
In un modo davvero non sorprendente, l’esito del referendum britannico ha rinvigorito le spinte per un nuovo potenziale referendum sulla indipendenza in Scozia, un referendum che questa volta potrebbe avere un risultato differente, alle quali si aggiungono quelle in Irlanda del Nord. Entrambi i Paesi hanno visto un voto straordinariamente favorevole al fronte Remain. Di fronte a venti di secessione, risulta difficile cogliere aspetti positivi.
3- Il ruolo della City
Non risulta chiaro quanto sia grande l’affetto della City nei confronti della UE, in considerazione delle chiamate continentali a favore di regolamentazioni sulle transazioni finanziarie. Al momento attuale non risultano chiari gli scenari futuri, ma da una parte si possono trovare potenzialmente a rischio le centinaia di migliaia di posti di lavoro dei cittadini UE nella City e molte banche e gruppi di investimento potrebbero pensare di abbandonare a Londra per non restare fuori dal mercato unico. Il rischio per la City rappresenta uno spazio per Milano, Parigi, Francoforte, Dublino e Madrid… e forse anche in un futuro successivo per una Edinburgo fuori dal Regno Unito.
4- UK fuori, Italia dentro, cambio di equilibri
L’invito dell’Italia al vertice di crisi del 27 giugno a Berlino, rappresenta quello che il corrispondente in Italia del quotidiano svizzero Tages-Anzeiger e di quello tedesco Süddeutsche Zeitung Oliver Meiler ha descritto su Internazionale come un invito al tavolo dei grandi in Europa. Mentre il Regno Unito nell’attesa della implementazione dell’ Art. 50 del Trattato di Lisbona si prepara ad essere al centro del dibattito europeo, ma con ben poca voce in capitolo, l’Italia potrebbe finalmente raggiungere un ruolo di peso sullo scacchiere europeo al fianco di Parigi e Berlino.
5- Sterlina in caduta libera
La sterlina in caduta libera in seguito all’esito del voto referendario rappresenta scenari foschi per i mercati, ma non di certo per le valute concorrenti come il dollaro e non di meno l’ euro che potrebbero vedere un panorama vantaggioso in questo scontro di valute. Nel frattempo la sterlina ha registrato il peggior picco rispetto al dollaro dal 1985.
6- Fine del libero movimento nel Regno Unito
Un Regno Unito post Brexit potrebbe non vedere a un certo punto la libera circolazione delle persone e non risultano chiare le evoluzioni al momento. Le cose resteranno invariate per I cittadini comunitari che sono già qui e per i cittadini britannici nella UE? Su questo punto non si trova finora chiarezza; bisogna aspettare il nuovo governo e le negoziazioni con i partners europei per maggiore chiarezza.
7- Regolamentazione finanziaria
L’uscita di Londra dalla UE lascia spazio a potenziali discussioni tra i partners europei riguardo a tassazioni sulle transazioni finanziarie e possibili regolamentazioni. L’uscita del Paese maggiormente euroscettico dalla UE come spinta per una seria discussione su tal fronte? Vedremo gli sviluppi futuri.
8- Export a rischio
L’export britannico si trova esposto a numerosi rischi al momento, specie per quanto riguarda il mercato unico ove tali merci si troverebbero sottoposte al pagamento di dazi. Difficile vedere scenari positivi qui, ma bisogna comunque attendere.
9- Recessione e potenziale inflazione
I rischi di recessione e potenziale inflazione sono nell’aria e nei numeri, considerando la turbolenza dei mercati. Di certo la prevedibile e lunga incertezza potra plausibilmente condurre a un lungo periodo di crisi dai risultati imprevedibili. Mors tua (UK), vita mea (partners europei)? Possibile, ma le crisi possono sempre avere un effetto domino.
10- O si cambia, o si muore
La scelta di Londra impone una riflessione molto seria sul ruolo futuro della Unione Europea. La perdita della componente maggiormente euroscettica sulla carta favorisce uno scenario du una maggiore e necessaria integrazione europea, ma i rischi sono dietro l’ angolo e il disincanto verso il progetto europeo non risulta essere di monopolio britannico.
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Angelo Boccato
The Italian Community