A meno di un anno dal Brexit-day, in molti si chiedono se ha senso pensare di cercare lavoro nel Regno Unito: sarà ancora possibile trasferirsi oltremanica? Come sarà lavorare a Londra dopo Brexit?
Meglio farlo prima del 29 marzo 2019, o si potrà arrivare anche durante il cosiddetto periodo transitorio che proroga i termini al 31 dicembre 2020?
E ancora: cosa accadrà ai cittadini europei che già oggi risiedono e lavorano nel Regno Unito?
La situazione, seppure per motivi e su livelli diversi, sembra infatti confusa un po’ per tutti, ed è per questo che abbiamo deciso di cercare di fare un po’ di chiarezza.
L’ultimo aggiornamento di questo articolo è stato fatto il 06-04-2018.
Cittadini italiani che arrivano nel Regno Unito prima del 29 marzo 2019
Per i cittadini UE la possibilità di lavorare nel Regno Unito, a tempo pieno o parziale, non è stata intaccata dal risultato del referendum del 23 giugno 2016, e per coloro i quali già risiedono o decideranno di trasferirsi in UK entro il 29 marzo 2019 il diritto alla libera circolazione e al soggiorno delle persone all’interno dell’UE resta invariato.
Sarà pertanto possibile trasferirsi a Londra usando unicamente la propria carta d’identità, non occorrerà un visto d’ingresso e si potrà dunque cercare lavoro anche una volta arrivati.
Più in dettaglio, i documenti necessari per lavorare legalmente in UK ad oggi sono:
- Un documento di riconoscimento. Valgono sia la carta d’identità che il passaporto, anche se quest’ultimo è preferibile, soprattutto in funzione degli imminenti sviluppi della Brexit.
- Il National Insurance Number, Si tratta di un codice identificativo alfanumerico paragonabile al nostro codice fiscale, indispensabile per poter lavorare legalmente in UK, che si richiede presso i Job Centers subito dopo aver trovato lavoro. Clicca per un approfondimento sul NIN.
- Un conto corrente bancario in UK: il pagamento in contanti non è usato quasi mai, avviene tutto tramite bonifico. Inoltre il conto corrente, unitamente ad una utenza intestata o ad un contratto di affitto, costituisce un’utile prova di residenza sul territorio, e questo è un requisito necessario per la richiesta di NIN. Scopri come aprire un conto corrente bancario nel Regno Unito.
L’aver trovato un lavoro e risiedere legalmente in UK prima della cut-off date, stando al rapporto congiunto redatto in data 8 dicembre 2017 dai negoziatori del Regno Unito e dell’Unione Europea, garantirà il diritto di residenza permanente sul territorio britannico.
Bisognerà però stare attenti e ricordare che dopo tale data il Regno Unito non farà più parte dell’Unione Europea, pertanto non si applicheranno più i principi di libera circolazione e diritto di stabilimento previsti dal trattato, non esisterà più, almeno nel Regno Unito, il riconoscimento dello status di cittadino europeo e dei benefici da questo derivanti.
Per esercitare il proprio diritto a risiedere in territorio britannico bisognerà “ratificare” il proprio status attraverso le procedure di richiesta del cosiddetto settled status (una procedura analoga per certi versi a quella di certificazione del diritto di permanent residence esistente al momento, che il legislatore britannico assicura sarà più snella e veloce e di costo contenuto, e che dovrebbe essere implementata entro la fine del 2018). Chi è nel Regno Unito prima della cut-off date ma non abbia ancora maturato i cinque anni di permanenza, e dunque la possibilità di fare domanda di settled status, potrà richiedere il temporary status, e quindi allo scadere del quinquennio richiedere il settled status.
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Ecco i link utili:
Il periodo transitorio: tra il 20 marzo 2019 ed il 31 dicembre 2020
Per gli italiani che arriveranno nel Regno Unito durante il periodo transitorio, cioè tra il 29 marzo 2019 ed il 31 dicembre 2020, il Governo britannico, accogliendo le richieste dei negoziatori di Bruxelles e nonostante l’iniziale posizione decisamente avversa di Theresa May, ha recentemente accordato il mantenimento dello status quo in tema di libera circolazione e diritto di stabilimento.
Questo significa che nei circa due anni successivi al Brexit-day, gli europei potranno ancora trasferirsi in UK. Se però intendono restarvi per più di 3 mesi, come chiarito dal Governo stesso, dovranno registrarsi presso l’Home Office. Se volessero restare nel Regno Unito a tempo indeterminato, potranno inoltre fare domanda di temporary status e quindi far decorrere il quinquennio di permanenza necessario per poi richiedere il settled status.
Cittadini italiani che arrivano in UK dopo il 31 dicembre 2020
“La questione dell’immigrazione per lavoro e studio – come si legge sul sito dell’Ambasciata Italiana a Londra – sarà una delle più delicate tra quelle che attendono i negoziatori. Infatti, la libera circolazione delle persone è un elemento chiave del mercato unico europeo, ma è anche uno degli argomenti centrali adoperati dalla vittoriosa campagna del “Leave”.
Da un punto di vista prettamente giuridico tutti gli scenari sono ancora possibili in quanto nulla di cui si parla e negozia ormai da mesi è ancora stato ratificato dal Parlamento o diventato legge; se però volessimo circoscrivere la nostra analisi a quelle che sono le ipotesi più probabili, potremmo dire che, a meno che il Regno Unito non decidesse di restare nel mercato unico e dunque accettare la libera circolazione delle persone, saranno sicuramente introdotte forme di controllo all’accesso per lavoro, con le relative restrizioni.
In tal caso i cittadini europei saranno infatti soggetti alle leggi sull’immigrazione interne del Regno Unito già applicabili ai cittadini extra europei, verrà loro presumibilmente richiesto un visto di lavoro preventivo all’ingresso e potrebbe applicarsi nei loro confronti un sistema di selezione a punti in base alle esigenze effettive del Paese.
“Secondo quanto dichiarato più volte dalle Autorità britanniche – si continua a leggere sul sito dell’Ambasciata d’Italia a Londra – è possibile che in caso di abolizione completa della libera circolazione sia i lavoratori altamente qualificati, sia gli studenti, avranno accesso ad una procedura semplificata per ottenere il visto. Ma è ancora presto per dirlo.”
Lavorare nel Regno Unito dopo la Brexit: conclusione
Nulla e’ cambiato o presumibilmente cambierà per chi arriva nel Regno Unito prima del 29 marzo 2019.
Per quanto riguarda il periodo transitorio, o gli sviluppi successivi al Brexit-day, bisognerà attendere l’esito dei negoziati. Come chiarito dal Consiglio d’Europa, infatti “nothing is agreed until everything is agreed”.
I dettagli relativi al periodo transitorio, allo schema di registrazione, nonché alla richiesta di temporary o settled status non sono ancora noti: il Governo continua ad invitare alla calma, enfatizzando come le procedure di registrazione, seppur necessarie, saranno il più snelle, economiche e veloci possibile; eppure nell’incertezza, per chi ha già deciso di voler vivere e lavorare nel Regno Unito, il suggerimento è quello di trasferirsi entro la data del 29 marzo 2019, e così entrare in un Paese europeo da cittadino europeo, con i benefici e le semplificazioni che tale status ancora comporta.
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Manuela Travaglini
The Italian Community